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Cosa sono le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT o c.d. Testamento Biologico)?

La Legge n. 219 del 22 dicembre 2017 (entrata in vigore il 31 gennaio 2018) recante “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” afferma, in primo luogo, il diritto al consenso informato, ossia il diritto di ogni persona, capace di intendere e volere e previa necessaria informazione da parte dei medici, di dare il proprio consenso, di rifiutarlo o di revocare il consenso già dato ai trattamenti sanitari proposti.

“La presente legge, nel rispetto dei principi di cui agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione e degli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, tutela il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge” (art. 1, comma 1, Legge n. 219/2017).

Può accadere, però, che una persona, ad esempio a causa di malattia o di evento improvviso (incidente, infortunio ecc.), perda la propria capacità di autodeterminarsi e, quindi, di esprimere la propria volontà rispetto ai trattamenti sanitari rimanendo così in balia delle decisioni altrui (familiari, medici, autorità giurisdizionale).

Proprio al fine di evitare ciò è possibile redigere le disposizioni anticipate di trattamento, comunemente chiamate anche “testamento biologico” o “biotestamento”.

Le DAT, infatti, sono l’espressione anticipata del proprio consenso informato (in termini di consenso o rifiuto) a trattamenti sanitari, accertamenti diagnostici o a scelte terapeutiche che si vogliono o non si vogliono ricevere nell’ipotesi in cui, in futuro, ci si trovi, appunto, nell’impossibilità di esercitare il diritto al consenso informato a causa della perdita della capacità alla propria autodeterminazione.

Le DAT possono essere redatte da ogni persona maggiorenne e capace di intendere e volere e la decisione di redigerle è espressione della propria inviolabile libertà personale (non esiste alcun obbligo di redazione delle DAT).

Prima di esprimere le proprie DAT è necessario e opportuno acquisire informazioni adeguate sui benefici e su rischi dei trattamenti, degli esami e delle terapie, sulle possibili alternative e sulle conseguenze del rifiuto.

Nelle proprie DAT il disponente non potrà richiedere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali. Riguardo a tali richieste, il medico non ha obblighi professionali. L’eventuale richiesta di un trattamento sanitario contrario a norme di legge determina la nullità della singola clausola, non l’inapplicabilità delle DAT nella loro interezza se le stesse contengono anche disposizioni lecite).

Le DAT possono essere revocate, modificate o sostituite in qualsiasi momento con le stesse modalità della loro redazione. In presenza di più DAT depositate nel tempo, sono valide quelle con la data di redazione più recente.

Nei casi in cui ragioni di emergenza e urgenza impedissero al disponente di procedere alla revoca delle DAT con le forme previste, queste possono essere revocate con dichiarazione verbale raccolta o videoregistrata da un medico, con l’assistenza di due testimoni

Il fiduciario

Il fiduciario è una persona di fiducia del disponente che lo rappresenta, nel caso di sopravvenuta incapacità di autodeterminarsi, nelle relazioni con il medico e con le strutture sanitarie.

Il fiduciario può essere indicato nelle DAT dal disponente già al momento del deposito oppure anche successivamente, tuttavia, l’indicazione del fiduciario nelle DAT non è obbligatoria ai fini dell’efficacia delle DAT stesse.

Il fiduciario deve essere una persona maggiorenne e capace di intendere e di volere. Può essere un familiare o anche una persona non legata al disponente da vincoli giuridici o familiari. Il fiduciario deve accettare la nomina (essere fiduciari non è un obbligo) e lo può fare, ad esempio, sottoscrivendo le DAT prima del deposito o con atto successivo, che va poi allegato alle stesse. Al momento della nomina il disponente consegna al fiduciario una copia delle DAT.

Il fiduciario può rinunciare alla nomina in qualsiasi momento con atto scritto, che comunica direttamente al disponente, così come, sempre in qualsiasi momento, il disponente può revocare l’incarico al fiduciario con le stesse modalità previste per la nomina e senza obbligo di motivazione.

Se le DAT non contengono l’indicazione del fiduciario, o questi vi abbia rinunciato o sia deceduto o sia divenuto incapace, le DAT sono comunque efficaci in merito alle volontà del disponente. In caso di necessità, il giudice tutelare provvede alla nomina di un amministratore di sostegno.

Il medico è tenuto al rispetto delle DAT. Può disattenderle parzialmente o totalmente, solo in accordo col fiduciario, se le DAT non corrispondono alle condizioni cliniche del paziente o se sono sopravvenute terapie imprevedibili al tempo della loro redazione e tali da offrire al paziente concrete possibilità di miglioramento delle sue condizioni di vita. Il fiduciario ha quindi il potere, in accordo con il medico, di attualizzare le disposizioni lasciate dal disponente. In caso di disaccordo tra medico e fiduciario la decisione è rimessa al giudice tutelare.

Pianificazione condivisa delle cure

La persona con una patologia cronica e invalidante o caratterizzata da inarrestabile evoluzione con prognosi infausta può compilare le proprie DAT attraverso la pianificazione condivisa delle cure nell’ambito della relazione tra medico e paziente.

Essa viene concordata direttamente con il medico previa informazione sul possibile evolversi della patologia in atto, su quanto il paziente può realisticamente attendersi in termini di qualità della vita, sulle possibilità cliniche di intervenire e sulle cure palliative. Anche con la pianificazione delle cure il paziente esprime il proprio consenso rispetto a quanto proposto dal medico per il futuro e può indicare un fiduciario. Il consenso del paziente alla pianificazione e l’eventuale indicazione di un fiduciario sono espressi in forma scritta o, nel caso in cui le condizioni fisiche del paziente non lo permettano, attraverso videoregistrazione o dispositivi che consentano alla persona con disabilità di comunicare e sono inseriti nella cartella clinica e nel fascicolo sanitario elettronico. La pianificazione delle cure può essere aggiornata in base al progressivo evolversi della malattia.

Come si redigono le DAT affinché siano vincolanti?

Le DAT devono essere redatte:

  • con atto pubblico: atto redatto da un notaio (coi relativi costi);
  • con scrittura privata autenticata: le DAT sono redatte dal disponente ma le firme apposte sono autenticate da un notaio che verifica l’identità dei sottoscrittori (coi relativi costi);
  • con scrittura privata consegnata personalmente dal disponente presso l’ufficio dello stato civile del comune di residenza del disponente stesso. L’ufficiale dello stato civile provvede all’annotazione delle DAT nell’apposito registro (non ci sono costi);
  • oppure – in alternativa al comune – con scrittura privata presso le strutture sanitarie delle regioni che hanno adottato modalità telematiche di gestione della cartella clinica o il fascicolo sanitario elettronico o altre modalità informatiche di gestione dei dati del singolo iscritto al Servizio sanitario nazionale ed abbiano regolamentato la raccolta di copia delle DAT, compresa l’indicazione del fiduciario, e il loro inserimento nella banca dati (non ci sono costi).

NB: laddove non si intenda ricorrere ad un notaio, salvo non ci siano ragioni di necessità, è preferibile il deposito con scrittura privata presso il comune di residenza.

Fatti salvi i costi del notaio per chi decide di avvalersene, la presentazione delle DAT è esente dall’obbligo di registrazione, dall’imposta di bollo e da qualsiasi altro tributo, imposta, diritto e tassa.

Non esistono moduli ufficiali per la redazione delle DAT. Il disponente può esprimere le proprie volontà su carta libera nel modo che ritiene più opportuno: scrivendo a mano in modo leggibile o utilizzando strumenti meccanici (es. pc).

Le DAT devono avere i seguenti contenuti necessari:

  • dati anagrafici del disponente (cognome, nome, data e luogo di nascita, indirizzo di residenza, estremi di un documento d’identità in corso di validità, codice fiscale, indirizzo email);
  • proprie volontà in merito ai trattamenti sanitari in caso di perdita della capacità di autodeterminazione;
  • se nelle DAT è nominato un fiduciario (la Banca dati nazionale accetta l’inserimento di un solo nominativo), devono essere indicati i suoi dati anagrafici, l’indirizzo di residenza, gli estremi di un documento d’identità in corso di validità, il codice fiscale, un recapito telefonico e un indirizzo email. Non è necessario che il fiduciario sia presente personalmente al momento della consegna delle DAT da lui già sottoscritte per accettazione, si consiglia di allegare copia del suo documento di identità;
  • data e firma del disponente.

Il disponente dovrà esibire personalmente le DAT all’ufficiale di stato civile, assieme al proprio documento d’identità in corso di validità e al codice fiscale.

L’ufficiale dello stato civile provvede a rilasciare al disponente l’attestazione dell’avvenuto deposito.

NB: in generale si consiglia di consultare le istruzioni contenute nel sito internet del proprio comune di residenza (se presenti) o di contattate telefonicamente l’ufficio dello stato civile al fine di verificare eventuali prassi del comune (es. modulistica per privacy, modulo per consenso alla pubblicazione in banca dati, ecc.).

La Banca dati nazionale delle DAT presso il Ministero della Salute

Dall’1 febbraio 2020 il Ministero della Salute ha istituito la banca dati nazionale delle DAT con la funzione di:

  • raccogliere copia delle disposizioni anticipate di trattamento e garantirne il tempestivo aggiornamento in caso di rinnovo, modifica o revoca;
  • assicurare la piena accessibilità alle DAT sia da parte del medico che ha in cura il paziente, in situazioni di incapacità di autodeterminarsi, sia da parte del disponente sia da parte del fiduciario da lui nominato;
  • registrare copia della nomina dell’eventuale fiduciario e della sua accettazione o rinuncia ovvero della successiva revoca da parte del disponente.

Possono registrare le DAT nella banca dati:

  • ufficiali di stato civile dei comuni di residenza dei disponenti, o loro delegati, e delle rappresentanze diplomatiche o consolari italiane all’estero;
  • notai e capi degli uffici consolari italiani all’estero, nell’esercizio delle funzioni notarili;
  • responsabili delle unità organizzative competenti nelle Regioni che abbiano adottato modalità di gestione della cartella clinica o del fascicolo sanitario elettronico o altre modalità di gestione informatica dei dati degli iscritti al Servizio sanitario nazionale, e che abbiano regolamentato la raccolta di copia delle DAT.

Normativa di riferimento:

Legge n. 219 del 22 dicembre 2017 “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”.
Decreto Ministero della Salute n. 168 del 10 dicembre 2019, “Regolamento concernente la banca dati nazionale destinata alla registrazione delle disposizioni anticipate di trattamento (DAT)”.

Laura Parotto
Tesoriera di Verona Radicale

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Veneto, suicidio assistito: avanti con il Comitato Liberi Subito

Domenica 10 marzo a Mestre si è tenuta l’assemblea del Comitato promotore della Legge regionale di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito. Dopo che il Consiglio Regionale per un solo voto (il voto della “democratica” Anna Maria Bigon) ha affossato la proposta, le associazioni, i movimenti, le cittadine e cittadini che amano i diritti e le libertà proseguono il loro impegno, costituendo il “Comitato Liberi Subito”. Di seguito riportiamo la trascrizione dell’intervento della nostra tesoriera Laura Parotto.

Buona lettura!

Eccoci qui, sappiamo tutti come è andata, quindi non seve ripeterlo (che abbiamo perso per un voto…un voto!), ma dopo circa due mesi di elaborazione a me è toccato il compito di raccontarvi – serenamente eh! – come si è svolto in Consiglio Regionale del Veneto l’iter che ha portato al voto la nostra proposta di legge regionale di iniziativa popolare per l’attuazione del diritto al suicidio medicalmente assistito previsto dalla sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019.

Poiché farò sicuramente fatica a non essere polemica, voglio subito ringraziare di cuore i 25 consiglieri di maggioranza e di opposizione che hanno votato a favore.

L’iter di esame della proposta di legge si è composto di cinque sedute in commissione. Come Comitato promotore abbiamo illustrato la proposta di legge alla prima seduta il 31 ottobre; abbiamo poi risposto punto su punto alla numerose obiezioni che ci sono state sollevate depositando cinque memorie per un totale di 141 pagine. Inviate poi anche a tutti i consiglieri.

Già alla prima seduta abbiamo avvertito una certa ritrosia da parte di alcuni consiglieri (non tutti di maggioranza, va detto) a discutere la legge, abbiamo percepito l’esistenza di una sottile volontà trasversale di cercare un appiglio per bloccare la proposta. In generale ci è stato opposto che: – la proposta di legge è incostituzionale per incompetenza della regione; – la legge interferisce col diritto penale (domanda nostra: in quale punto? risposta della consigliera: silenzio); – e i depressi?; – e i minori? (dimenticando o non conoscendo, evidentemente, la Legge n. 219 del 2017…).

Alla prima seduta, inoltre, un consigliere della Lega – che si è dato in gran da fare, va detto – ci ha posto diciassette domande…diciassette! Alle quali – tutte – abbiamo risposto con una memoria.

A conferma della ricerca di un ostacolo all’iter della proposta di legge, il presidente del Consiglio regionale ha chiesto all’avvocatura generale dello Stato (a Roma) un parere sulla competenza regionale.

Sono poi seguite due sedute di audizioni nelle quali sono stati auditi – a parte rare eccezioni come Stefano Gheller (che – tra parentesi – è stato fatto intervenire subito dopo la pausa pranzo, quando la sala era ancora mezza vuota … ma no, no… non devo essere polemica…)- sono stati auditi, dicevo, vari soggetti c.d. “pro vita” i quali oltre a dipingere le cure palliative come la panacea di tutti i mali (non importa se sei allettato e non muovi più quasi nulla, se dipendi totalmente dagli altri se non accetti più la vita che ti si prospetta…ci sono le cure palliative…e ti devono andar bene, caro mio…), hanno anche prospettato terribili conseguenze laddove la nostra proposta di legge (regionale) fosse approvata: pendii scivolosi vari, come un cambio di mentalità per cui i malati si sentirebbero un peso (questo è un leit motiv) e la società diverrebbe propensa a concedere il diritto al suicidio medicalmente assistito finanche a persone senzatetto e a persone in stato di estrema povertà, in sostanza, diventeremmo tutti dei mostrilascio a voi commentare…

Durante le audizioni, il 16 novembre, viene poi data notizia del parere dell’avvocatura generale dello stato secondo cui la proposta di legge regionale “potrebbe” (terza persona condizionale presente) non essere conforme con la ripartizione delle competenze tra stato e regioni. E qui due consiglieri – sventolando cotanto parere – hanno provato a proporre l’interruzione dei lavori in nome di un legislatore responsabile che non emana leggi che rischiano di essere dichiarate incostituzionali dalla Corte.

Ora, a parte che il parere non è vincolante, io non vorrei infierire… ma delle due l’una: detti consiglieri erano in mala fede o non sanno distinguere il condizionale dall’indicativo presente?

La risposta è la prima: erano in mala fede.

Abbiamo, infatti, poi scoperto che questo stesso Consiglio già in due occasioni, pur consapevole della possibile incostituzionalità per competenza delle leggi che stava approvando, non solo non ha chiesto alcun parere all’avvocatura generale dello stato, ma ha comunque approvato le due leggi (entrambe poi impugnate e dichiarare parzialmente incostituzionali dalla Corte).

Evidentemente in tema di caccia e di edilizia la preoccupazione di essere un legislatore responsabile si è fatta sentire meno.

Nel corso delle audizioni ma anche da parte di alcuni consiglieri regionali ci è stato più volte opposto che, secondo la loro personale lettura della sentenza della Corte costituzionale, il servizio sanitario regionale avrebbe solo l’obbligo di effettuare le verifiche dei requisiti richiesti dalla sentenza ma non anche l’obbligo – in caso di esito positivo delle verifiche – di fornire farmaco e assistenza all’autosomministrazione.

In sostanza, in caso accertamento dei requisiti, la persona malata (lo si ricorda: affetta da malattia irreversibile e da sofferenze intollerabili) per avere l’aiuto medico a morire dovrebbe arrangiarsi forse rivolgendosi ad un soggetto privato e pagamento.

Ma esonerare il servizio sanitario regionale dall’obbligo di prestare assistenza nell’auto somministrazione del farmaco di fatto equivale a negare l’esistenza di un diritto al suicidio medicalmente assistito effettivamente esigibile da parte della persona in possesso dei requisiti.

Ma le soprese non finiscono qui: nel frattempo la giunta ha quantificato in euro 250.000 l’anno la spesa per l’attuazione della sentenza della Corte costituzionale in Veneto e ciò sulla base di un dato reperito dall’associazione Exit Italia, la quale – però – il giorno dopo che i giornali hanno dato la notizia ha smentito di aver mai fornito una quantificazione dei costi del suicidio medicalmente assistito in Italia.

Sorte quindi obiezioni anche sotto il profilo finanziario la proposta di legge è stata discussa anche in Commissione bilancio: la proposta di legge conteneva la c.d. clausola di invarianza finanziaria che vuol dire che la Regione deve dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale con le risorse finanziarie già disponibili.

Ebbene questa clausola non andava bene.

La prestazione avrebbe un costo come previsto dalla giunta (i 250.000 euro l’anno…) e, quindi, occorreva stabilire se la prestazione fosse un LEA o un extra LEA.

Vi risparmio ulteriori tecnicismi, di fatto mi limito a dire che sorprende che la normazione dell’esercizio di un diritto sancito da una sentenza della Corte costituzionale con valore di legge e già applicata in Veneto possa essere impedito da aspetti finanziari.

La Commissione bilancio rinvia la seduta e, a questo punto, i lavori delle Commissioni cessano improvvisamente per scadenza dei termini, senza un voto finale (il che, ad essere sinceri, per noi è stato meglio).

Si giunge, quindi, al voto in Consiglio Regionale il 16 gennaio. Sono presenti 50 consiglieri su 51 (praticamente tutti). Gli interventi dei consiglieri contrari sono stati a dir poco surreali. Oggetto della discussione avrebbe dovuto essere semplicemente il testo della proposta di legge regionale, invece, una buona parte degli interventi hanno avuto ad oggetto la contrarietà al diritto al suicidio medicalmente assistito e ciò a suon di metafore (non aprite quella porta!) e di citazioni di vari filosofi tra cui Seneca (di cui immagino la felicità di essere tirato in ballo visto che era favorevole alla libera morte…).

Fatto sta però che – come è facilmente comprensibile – non ha alcun senso discutere in un consiglio regionale della propria contrarietà ad un diritto già esistente a livello nazionale perché sancito da una sentenza della Corte costituzionale direttamente applicabile e con efficacia di legge.

Che cosa ci hanno detto i voti contrari e le astensioni del 16 gennaio? Ci hanno detto questo: io, consigliere contrario o astenuto – per ragioni mie personali, religiose o semplicemente di bandiera e di appartenenza ideologica – sono contrario al diritto al suicidio medicalmente assistito e, quindi, voto a prescindere contro una proposta di legge regionale che ha l’obiettivo di agevolare l’esercizio di quel diritto già esistente. Voto in questo modo perché voglio ostacolare l’esercizio di un diritto che non mi garba.

Va detto che qualcuno ha cercato di giustificare la propria contrarietà alla proposta di legge regionale lamentando l’assenza nel testo di previsioni in merito alla proposta di cure palliative al richiedente l’aiuto medico a morire. Ebbene chi sostiene questo ignora o finge di ignorare che l’obbligo del medico di informare il paziente e di proporgli le possibili alternative di sostegno anche avvalendosi dei servizi di assistenza psicologica è già sancito dagli articoli 1 e 2 della Legge sul consenso informato richiamati dalla sentenza della Corte costituzionale e dalla proposta di legge regionale stessa.

Non si tratta, quindi, della necessità di rispettare la libertà di coscienza o le posizioni altrui (come ci siamo sentiti dire tante volte: “dovete rispettare chi la pensa diversamente!”): certo che si può essere contrari al diritto al suicidio medicalmente assistito ma se questo diritto è previsto dall’ordinamento giuridico nazionale la Regione non ha solo la possibilità ma ha il dovere di regolarne l’esercizio.

Ciò in Veneto non si è voluto fare e per questo riteniamo che i Consiglieri tutti che l’hanno impedito sulla base della propria personale contrarietà al diritto al suicidio medicalmente assistito non abbiano assolto correttamente il proprio incarico istituzionale.

Laura Parotto, Tesoriera dell’Associazione Verona Radicale

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Verona, 25/02/2024 :: Vittoria per la Pace. Verona con Ucraina: pace, giustizia e libertà

Piazza Bra, domenica 25 febbraio, ore 15:00, Verona Radicale parteciperà alla manifestazione “Vittoria per la Pace”, indetta dall’Associazione Malve di Ucraina, a supporto della resistenza del popolo ucraino, a due anni dall’invasione condotta dalla Federazione Russa, guidata dal criminale internazionale Vladimir Putin.

A fianco del popolo ucraino, continuiamo a credere nella possibilità di sconfiggere il regime autoritario di Putin e costruire un futuro di pace, giustizia, democrazia e amicizia per i fratelli e le sorelle di Ucraina e Russia.

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Verona :: 28/02/2024 :: Presentazione del libro “Il Partito Radicale – Sessanta anni di lotte tra memoria e storia” di Gianfranco Spadaccia

Mercoledì 28 febbraio 2024, ore 18:00, presso la Libreria Pagina Dodici (Corte Sgarzarie, 6/A, Verona) si terrà la presentazione del libro di Gianfranco Spadaccia “IL PARTITO RADICALE. Sessanta anni di lotte tra memoria e storia“.

Un’occasione per approfondire la storia di un piccolo grande partito che ha cambiato l’Italia.
Il Partito Radicale ha saputo scandalizzare e al tempo stesso incantare le persone, intercettando e interpretando il forte desiderio di libertà e giustizia che anima la vita di tutte e di tutti.

Dialogano
Giovanni Bernardini, Università degli Studi di Verona
Silvja Manzi, già segretaria di Radicali Italiani
Lorenzo Strik Lievers, già parlamentare radicale
Modera
Fabio Fraccaroli, presidente di Verona Radicale

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COMMEMORAZIONE DI NAVALNY A VERONA

Una rappresentanza di Verona Radicale ha deposto una rosa per ricordare che non si può scendere a patti con i regimi che calpestano i diritti umani

Questa sera, lunedì 19 febbraio, una rappresentanza di Verona Radicale si è recata in via dell’Artigliere, dove ha sede il Consolato onorario di Russia, per lasciare simbolicamente una rosa in ricordo della morte di Alexei Navalny, avvenuta venerdì scorso nel carcere siberiano in cui era ingiustamente detenuto.

Il lungo calvario di carcerazione e torture cui è stato sottoposto il blogger e attivista russo – ultimo nome di una lunga lista di uomini e donne perseguitati e uccisi dal Cremlino – testimonia la vera natura di Putin, un dittatore sanguinario, e ci deve ricordare quali sono le condizioni di vita che vigono nei regimi oppressivi.

Lungi dall’elevare a modello politico una persona che, nella sua vita, si è contraddistinta anche per scelte oscure e dichiarazioni riprovevoli, commemoriamo oggi Navalny per commemorare chi è morto e continua a morire da vittima di regimi autocratici e repressivi.

Gli Stati – al netto di ogni feticcio nazionalista – devono essere considerati strumenti razionali e democratici a disposizione delle persone per garantire una pacifica convivenza tra i popoli e dare corpo a società il più possibile eque e giuste.

Nell’amministrare la giustizia al proprio interno e nell’affrontare le controversie con altri Paesi, gli Stati – per come riteniamo opportuno considerarli – sono chiamati ad abbracciare la sola strada del diritto e della nonviolenza.

Per contro, è sempre da condannare l’uso della forza e della violenza; dalle guerre che coinvolgono civili inermi, alla persecuzione e all’eliminazione fisica di criminali, oppositori e semplici avversari politici.

Qualsiasi Stato che perda i connotati dello stato di diritto e diventi una minaccia per la pace e per il rispetto dei diritti fondamentali degli individui e dei popoli, deve essere sanzionato dagli organismi internazionali e vedere tutti e tutte noi, senza esitazione, fianco a fianco per screditarlo e sconfiggerlo.

Lanciamo un appello al consiglio comunale di Verona, affinché nella prossima seduta dedichi un minuto di silenzio, che parta dal ricordo di Navalny e abbracci tutte le vittime dei regimi autoritari contemporanei.

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VERONA :: GIOVEDÌ 08/02, PRESIDIO A MONTORIO | SITUAZIONE CARCERARIA | COMUNICATO STAMPA

PRESIDIO SULLA SITUAZIONE DELLE CARCERI ITALIANE

Oltre venti partiti e associazioni hanno aderito all’invito di Verona Radicale.
Il Governo italiano deve assumersi l’urgenza di far rientrare al più presto il dramma del sovraffollamento nell’alveo della legalità costituzionale e europea

Sono più di venti, i partiti e le realtà associative che hanno aderito al presidio indetto da Verona Radicale per giovedì 8 febbraio, dalle ore 17:00, davanti alla Casa Circondariale di Montorio.

Un presidio che vuole contribuire ad accendere un faro sul dramma della situazione carceraria italiana e richiamare il Governo sulla necessità di misure urgenti.

I dati e la situazione del carcere di Montorio non si discostano dalla media degli istituti penitenziari italiani: questa considerazione non vuole essere consolatoria, bensì riaffermare con forza che siamo di fronte a un problema strutturale che coinvolge alla radice il sistema dell’esecuzione penale.

Lo Stato italiano, a più riprese condannato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha parlato di “problema sistemico” riferendosi al sovraffollamento carcerario, pretende di amministrare la giustizia con carceri perennemente eccedenti rispetto ai posti letto disponibili, strutture fatiscenti e sempre a corto di personale, dove i percorsi di reinserimento sono la rara eccezione e non la regola.

Tutto ciò è inaccettabile per uno Stato di diritto e una democrazia avanzata, il cui impianto penale deve invece rimanere nel solco delle finalità di recupero e di reinserimento sociale della persona condannata previste dalla Costituzione.

Nell’ampio ventaglio di misure attuabili per risolvere la questione carceraria, chiediamo al Governo italiano di assumersi anzitutto l’urgenza di far rientrare la situazione al più presto nell’alveo della legalità costituzionale e europea, riconducendo rapidamente il numero totale delle persone detenute alla capienza prevista.

Chiediamo inoltre all’Esecutivo di attivare un piano strutturato per superare la drammatica carenza di personale di ogni professionalità nelle carceri (agenti, educatori, direttori, assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali, medici e operatori sanitari, magistrati di sorveglianza), con il fine ultimo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutta la comunità penitenziaria.

Verona Radicale
+Europa Verona
Antigone Veneto
Azione Comunitaria
Azione Verona
Democrazia Solidale – DEMOS Verona
Europa Verde Verona
Federazione dei Giovani Socialisti Verona
Giovani Democratici Verona
In Comune per Verona – Sinistra Civica Ecologista
Inclusiv3
Italia Viva Verona
Lista Damiano Tommasi Sindaco
Nessuno tocchi Caino
Partito Democratico Verona
Partito Socialista Italiano Verona
Rifondazione Comunista Verona
Sinistra Italiana Verona
Traguardi
Verona Possibile
Veronetta129
Volt Verona

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Verona 8/02/2024 :: Presidio davanti al carcere di Montorio

PRESIDIO A MONTORIO SULLA SITUAZIONE DELLE CARCERI ITALIANE
Verona Radicale ha organizzato un presidio pubblico per giovedì 8 febbraio alle ore 17:00

In seguito al nuovo suicidio avvenuto nella Casa Circondariale di Montorio, l’Associazione Verona Radicale ha indetto per giovedì 8 febbraio, dalle ore 17:00, un presidio davanti al carcere veronese per riaccendere un faro sul dramma della situazione carceraria italiana e richiamare il governo sulla necessità di misure urgenti.

Sono aperte le adesioni a tutte le realtà che si riconoscono nelle parole pronunciate dal Presidente della Repubblica al suo insediamento: “Dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti”.

Sono già arrivate tantissime adesioni da parte di realtà politiche e associative locali.

In Italia, dagli anni settanta stiamo assistendo a un processo di carcerizzazione senza sosta, con un inaccettabile sovraffollamento rispetto ai posti letto ufficiali che è già costato al nostro Paese più condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, la quale ha parlato di “problema sistemico”.

«La situazione delle carceri italiane non è accettabile per uno Stato di diritto», affermano Marco Vincenzi, Fabio Fraccaroli e Laura Parotto di Verona Radicale. «Sul sovraffollamento pesano il ricorso eccessivo alla custodia cautelare, sopra la media europea, nonché le varie leggi repressive emanate negli anni che hanno creato picchi incarcerazione, come la Fini-Giovanardi in materia di sostanze stupefacenti o la Bossi-Fini sull’immigrazione. Basti pensare che, dei 56.196 detenuti presenti nelle carceri a fine 2022, oltre 19 mila, uno su tre, erano persone alle prese con una condanna ai sensi del Testo Unico sulle Droghe».

«Come segnalato dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura, costruire nuove carceri non è un rimedio risolutivo», concludono gli esponenti di Verona Radicale. «Il Governo italiano deve agire subito affinché il numero totale dei detenuti sia rapidamente ricondotto alla capienza legale. Occorre poi potenziare le misure alternative, ricorrendo alla pena detentiva solo come extrema ratio e favorendo opportunità pedagogiche e assistenziali, esperienze lavorative e formative che permettano il reinserimento sociale del condannato. Inoltre, va affrontato l’urgente problema della carenza di personale di ogni professionalità nelle carceri (agenti, educatori, direttori, assistenti sociali, mediatori culturali, medici e operatori sanitari, magistrati di sorveglianza), al fine di migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutta la comunità penitenziaria».

Le associazioni radicali venete, dopo aver promosso con iscritti e simpatizzanti le visite agli istituti penitenziari di Padova, Vicenza e Venezia nell’ambito dell’iniziativa nazionale di Radicali Italiani, “Devi vedere!”, hanno inoltre aderito allo sciopero della fame promosso da Nessuno Tocchi Caino, come atto nonviolento.

Lo sciopero della fame, il “Grande Satyagraha”, è stato lanciato da Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva, e Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino, e dal 22 gennaio 2024 sta coinvolgendo attivisti e attiviste di tutta Italia, anche a staffetta, sulla base delle possibilità di ciascuno.

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Febbraio antiproibizionista a Verona

Legalizziamo l’erba…a Piazza Erbe.
UN FEBBRAIO DI BANCHETTI!

Lo sai che il mercato nero delle sostanze stupefacenti, un sistema che in Italia è completamente appaltato alla criminalità organizzata, muove attività economiche per 15,5 miliardi di euro, di cui circa il 42% attribuibile al traffico illecito della cannabis?

Quando ti dicono che il nostro sistema penitenziario è il più sovraffollato dell’Unione Europea, ti raccontano anche che, su 56.196 detenut3 presenti in carcere al 31 dicembre 2022, oltre 19.000 erano persone alle prese con una condanna ai sensi del Testo Unico sulle Droghe?

Ti sorprende il fatto che in Europa, una delle percentuali più basse di giovani consumatori di cannabis si trovi in Portogallo, Paese che nel 2001 ha decriminalizzato l’uso di ogni sostanza, puntando a un approccio di intervento sociale piuttosto che repressivo?

Per queste e per tante altre ragioni, il mese di febbraio di Verona Radicale sarà dedicato a far conoscere la proposta di legge di iniziativa popolare “io coltivo, promossa da Meglio Legale per legalizzare la coltivazione domestica di cannabis

Nei fine settimana di febbraio saremo presenti in Piazza Erbe con un gazebo, per presentare le iniziative della nostra associazione, illustrare i contenuti della proposta di legge e, ovviamente, raccogliere le firme.

SABATO 17 E DOMENICA 25 FEBBRAIO
ORE 15:00-18:30
VERONA, PIAZZA ERBE

Passa a trovarci, sarà l’occasione giusta per fare due chiacchiere e, se vuoi sostenere le nostre battaglie radicali, per tesserarti all’Associazione. E…non dimenticare lo SPID!

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Verona, 19/01/2024 :: Io coltivo…con SPID!

Venerdì 19/01/2024, ore 18:30, a Verona, presso il Bar La Voglia Bim Bum Bam (Lungadige Porta Vittoria, 27), si parlerà di legalizzazione della cannabis e in particolare della Proposta di legge di iniziativa popolareIo Coltivo“, promossa da Meglio Legale e sostenuta da molte realtà associative e politiche.

La raccolta firme per la proposta di legge sta andando benissimo. Ma cosa prevede nel concreto? Cosa cambierebbe in Italia se la proposta venisse approvata?

Ne discutiamo anche a Verona, in una riunione pubblica aperta a tutt3, promossa da Verona Radicale, Volt Verona e Verona Possibile. Parleremo dei contenuti della proposta di legge, del fallimento del proibizionismo, di quanto guadagnano le mafie grazie al mercato illegale della cannabis, delle fake news che circolano in Italia sul tema e degli effetti positivi che la legalizzazione della coltivazione domestica porterebbe con sé. E, ovviamente, raccoglieremo le firme! Vi aspettiamo, munit3 di telefono e SPID!

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Verona, 15/01/2024 :: Incontro su suicidio assistito e fine vita, in vista del voto del Consiglio Regionale sulla proposta “Liberi Subito”

Lunedì 15 gennaio 2024, ore 20:45, presso la Sala Civica Facincani di Porta Palio, la nostra tesoriera Laura Parotto parteciperà all’incontro “La Dignità della Vitaorganizzato da Italia Viva Verona per parlare di suicidio assistito, fine vita e per confrontarsi sulla Proposta di legge regionale di Iniziativa popolare “Liberi Subito, che sarà votata in Consiglio Regionale martedì 16 gennaio, dopo una lunga corsa ad ostacoli, imposta da chi non ha a cuore i diritti e le libertà delle persone.

Qui un riepilogo delle fasi dell’iniziativa e delle difficoltà create proprio da chi dovrebbe rappresentare i cittadini e le cittadine del Veneto: https://veronaradicale.wordpress.com/2023/12/23/veneto-triste-riepilogo-del-percorso-a-ostacoli-della-proposta-di-legge-regionale-liberi-subito/.

Invitiamo la cittadinanza a partecipare all’incontro e a far sentire la propria voce, approfittando delle ore che ci separano dal voto per contattare il/la propriə consiglierə regionale di riferimento, invitandolə a votare liberamente, senza farsi condizionare dalle pressioni di certi ambienti religiosi che oggi non sono più rappresentativi del sentire popolare.

Basti pensare che, nonostante il Veneto sia indiscutibilmente una regione fortemente orientata a destra, ben l’82% della cittadinanza nel nord-est è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia (sondaggio 2023 Demos per il Gazzettino).

Questo dato ci dice che sul fine vita e sulla libertà di scelta non ci sono dubbi:
nessunə, indipendentemente dal proprio orientamento politico, vuole che Chiesa, Stato o altri potenti-prepotenti si permettano di imporre la propria visione e, di conseguenza, dolore e sofferenza.